giovedì 15 novembre 2007

V per Vendetta


Titolo originale: V for Vendetta
Anno: 2006
Regia: James McTeigue
Sceneggiatura (non originale): The Wachowski Brothers
Musiche: Dario Marianelli
Con: Natalie Portman, Hugo Weaving

Anche questo film è la trasposizione cinematografica di una celebre graphic novel scritta da Alan Moore ed illustrata da David Lloyd. In questo caso però, a differenza di "From Hell", lo scrittore si è totalmente dissociato dall'adattamento per il grande schermo; a suo giudizio, infatti, sono stati effettuati dei cambiamenti che hanno totalmente stravolto la storia e le motivazioni che ne avevano determinato la sua stesura. E' certamente vero che molti stravolgimenti sono presenti, tuttavia ritengo che la posizione di Moore sia veramente eccessiva, in quanto non tiene assolutamente conto della necessità di adattare una storia di questo tipo ad un contesto più attuale ed a noi più vicino.
Ma prendiamo in esame con calma la sceneggiatura che i Wachowski Brothers (sì, quelli della saga di Matrix, di cui sarebbe meglio ricordare solo il primo episodio se proprio ci si tiene...) hanno proposto. Innanzitutto cambiano alcune caratteristiche del misterioso terrorista "V"; il film fa chiaramente capire che indossa una maschera per nascondere un volto sfigurato dalle ustioni, mentre nella graphic novel non si fa assolutamente riferimento a questo particolare e la maschera assume il semplice connotato di "elemento misterioso". Cambia poi l'ordine con cui V demolisce i vari simboli del potere governativo a Londra: se il film termina con l'esplosione del Parlamento, la graphic novel finisce con la distruzione della residenza del Cancelliere in Downing Street.
Oltre a questo personaggio, anche la storia subisce alcuni cambiamenti. Mentre il fumetto ci parla di un'Inghilterra (e di tutta l'Europa) sconvolta da una guerra scaturita dall'uso di armi nucleari, il film aggiunge a questa tetra panoramica un diabolico complotto da parte del governo super-nazionalista che avrebbe scatenato una terribile infezione batteriologica nel suo stesso paese, uccidendo anche un numero elevato di bambini, per poi "trovarne" una cura ed arrivare ad ottenere il potere assoluto. Questo è uno dei punti che Alan Moore non ha assolutamente gradito...
Seguono poi vari altri piccoli cambiamenti nell'intreccio della narrazione, senza però costituire alcuno stravolgimento vero e proprio. L'unico altro elemento di differenza su cui soffermarsi è il finale. Nel film cambia del tutto la scena - ed il responsabile - dell'uccisione del Cancelliere, così come la morte di V; nel fumetto sembra quasi che voglia volontariamente farsi uccidere dall'ispettore Finch, mentre nel film la sua morte è dovuta allo scontro finale con il crudele Greedy. Infine, la pellicola si conclude con una maestosa sfilata di cittadini londinesi vestiti tutti come V; questa scena è del tutto assente nella graphic novel, però ritengo che sia fortemente emblematica in quanto simboleggia alla perfezione l'ideale di Anarchia che l'autore ha voluto trasmettere: questo concetto non indica infatti l'assenza di un governo, bensì la capacità da parte di tutti di sapersi autoregolare. Se poi questo proposito avrà un buon fine, non ci viene rivelato...
Sul cambiamento della storia ognuno potrà fare i propri commenti, ma un punto che dovrebbe trovare tutti d'accordo è la prova di recitazione che viene offerta dai due protagonisti.
In particolare Natalie Portman esprime il meglio delle proprie capacità, coinvolgendo direttamente lo spettatore nella vicenda di Evey Hammond, che lei interpreta. Il suo personaggio, inizialmente fragile (ma non così tanto come lo è invece nella graphic novel), arriva ad assumere una personalità forte attraverso una serie di prove quasi iniziatiche. Memorabile è la scena della sua reclusione in una cella dove subisce torture fisiche e psicologiche; qui l'alternanza dei sentimenti è espressa ai massimi livelli da parte dell'attrice. La paura iniziale fa spazio ad una tenera simpatia per la triste sorte di Valerie, quando Evey trova la sua "biografia" scritta sulla carta igienica, che la porterà poi a raggiungere una fredda e lucida risolutezza prima dello sconvolgimento finale, quando si scopre che il carceriere di Evey altri non è che V stesso.
Altrettanto bravo è Hugo Weaving, anche se il suo personaggio alla fine viene ovviamente oscurato da quello più complesso di Evey. E' comunque da notare la capacità con cui riesce a recitare e dare spessore alla sua parte senza mai mostrare il suo volto.
Infine è molto apprezzabile anche la colonna sonora di Dario Marianelli, speciamente in occasione della scena della "liberazione" di Evey, che trova sfogo sotto la pioggia battente; il ritmo della musica è in perfetta sintonia con quello delle parole "Dio è nella pioggia" che accompagnano la scena.

venerdì 9 novembre 2007

La vera storia di Jack lo squartatore


Titolo originale: From Hell
Anno: 2001
Regia: The Hughes Brothers
Sceneggiatura (non originale): Terry Hayes, Rafael Yglesias
Musiche: Trevor Jones
Con: Johnny Depp, Heather Graham, Ian Holm

Questo film si ispira alla celebre graphic novel, scritta da Alan Moore ed illustrata da Eddie Campbell, che ha proposto una nuova ed agghiacciante interpretazione dell'identità del maniaco che terrorizzò Londra con i suoi efferati delitti nel 1888.
Bisogna dire che il film e la graphic novel si discostano in vari punti. Per prima cosa cambia totalmente l'impianto narrativo della vicenda, in quanto la pellicola cinematografica si sviluppa come un giallo-thriller in cui l'identità dell'assassino viene svelata solo alla fine, mentre il racconto di Alan Moore si imposta direttamente sulla biografia di Sir William Gull, identificato con Jack lo squartatore, che quindi diventa protagonista assoluto. Il film comunque rimane fedele alle supposizioni avanzate da Moore (il quale trae spunto dall'opera di Stephen Knight "Jack the ripper: the final solution"). Secondo questa tesi, l'assassino sarebbe stato ingaggiato dalla casa reale per eliminare le cinque prostitute che erano state testimoni delle nozze fra il principe erede alla corona ed una prostituta, da cui aveva anche avuto una figlia. Sulla veridicità di queste insinuazioni è difficile fare commenti appropriati, dato che la vicenda è stata debitamente oscurata dalla storia; tuttavia bisogna riconoscere ad Alan Moore la scrupolosità con cui ha riunito informazioni e documentazione originale su questo fatto. Ognuno poi sarà libero di trarre le proprie conclusioni.
Tornando al film bisogna dire che, oltre all'impianto di base, esso si discosta dal fumetto anche per altri particolari. Mancano molti riferimenti alla storia dell'architettura di Londra, che invece sono un asse portante della graphic novel, così come non ci sono riferimenti alle tremende allucinazioni di cui soffre Sir William Gull e che lo portano, in molti casi, a vedere eventi futuri. La cosa resta comunque comprensibile date le necessità di un adattamento cinematografico.
Probabilmente il cambiamento più evidente deve essere ricercato nella figura dell'ispettore Abberline. Nel fumetto ci viene presentato in base alla sua reale biografia, mentre nel film il personaggio muta radicalmente: innanzitutto esso si fonde con un altro personaggio, il celebre Mr Lees, realmente capace di provare visioni nel sonno e che, pare, abbia intuito l'identità di Jack lo squartatore. Abberline diventa inoltre un drogato eccentrico che finirà per innamorarsi della prostituta Mary Kelly, assumendo così dei tratti estremamente romanzati; in ogni caso la riuscita finale di questo personaggio fittizio rimane positiva.
Nonostante tutte queste differenze, il film - pur non potendo in alcun modo sostituire la graphic novel - rimane comunque un esperimento ben riuscito sia dal punto di vista delle trovate registiche, sia per le ottime scenografie che ci presentano una Londra nei suoi meandri più cupi, trasgressivi ed allucinatori. Molto apprezzabile inoltre è la decisione di mantenere l'apparizione, nel corso della storia, del personaggio di Mr Merrick, il celebre storpio ottocentesco, noto come the Elephant Man, che entra in diretto contatto con Sir William Gull.
Il film comunque si mantiene molto più soft nella scena dell'ultimo omicidio di Jack lo squartatore; al contrario la graphic novel dedica a questo episodio un intero capitolo in cui il massacro operato dal maniaco viene rivelato in tutti i suoi particolari più cruenti, con disegni agghiaccianti ed impressionanti per la loro violenza.
Bisogna inoltre dire che la buona riuscita del film si deve - almeno per il 60% - alla presenza di un attore del calibro di Johnny Depp nei panni dell'irreale ispettore Abberline. E' infatti grazie alla sua bravura che i drastici cambiamenti in senso romanzato non diventano eccessivi per lo spettatore, anzi si riesce così a renderlo meno fittizio di quanto sia. Depp sa essere appropriato in ogni momento: nelle fasi di allucinazione così come negli attimi di romanticismo e tenera passione.
Al suo fianco troviamo una comunque brava Heather Graham nel ruolo di Mary Kelly, l'unica prostituta sfuggita per errore al massacro. Anche il suo personaggio diventa molto romanzato, in accordo con l'ispettore Abberline, ma pure lei riesce a non rendere eccessivo questo cambiamento.
Molto bravo anche Ian Holm nella sua interpretazione di Sir William Gull/Jack lo squartatore. Indimenticabile è la scena in cui i suoi occhi mutano improvvisamente di colore quando la sua identità viene svelata.
La colonna sonora non è dotata di spunti particolarmente arditi, ma riesce comunque a trasmettere un appropriato senso di inquietudine durante tutto lo svolgimento del film.

martedì 6 novembre 2007

Batman


Titolo originale: Batman
Anno: 1989
Regia: Tim Burton
Sceneggiatura: Sam Hamm, Warren Skaaren
Musiche: Danny Elfman
Con: Michael Keaton, Jack Nicholson, Kim Basinger

Si tratta del primo vero film dedicato al cavaliere oscuro, escludendo le serie televisive degli anni settanta, che non potrebbero assolutamente reggere il confronto con questo capolavoro. Questa pellicola è piaciuta in generale a quasi tutti i critici, anche se a volte sono state avanzate delle osservazioni non del tutto appropriate; di sicuro, però, tutti hanno riconosciuto ed apprezzato le motivazioni che hanno portato a questa trasposizione cinematografica dell'eroe creato da Bob Kane nel 1939 (un anno dopo Superman di Jerry Siegel e Joe Shuster).
Personalmente non ho difficoltà ad affermare che inserisco Batman fra i film che dovrebbero assolutamente essere visti.
Di grandissima qualità è la storia creata per questo film, soprattutto perché è completa e si esaurisce all'interno del film stesso; in altre parole, non è stata pensata per farne un seguito (anche se poi così è avvenuto con il comunque valido Batman returns e, purtroppo, altre successive pellicole di scarsissima qualità). L'impianto alla fine è molto semplice: il personaggio viene introdotto presentandolo come vendicatore e alla fine, dopo aver ottenuto la propria vendetta personale (e ritengo che questo sia il tema portante del film), viene riconosciuto come eroe. Altro elemento secondo me fondamentale è l'ampio spazio che viene dedicato all'alter-ego di Batman, Bruce Wayne, personaggio di non facile lettura.
Ad una storia molto valida si somma la presenza di un regista straordinario del calibro di Tim Burton, anche se la sua visione registica in questi anni non è ancora del tutto matura, ma in fase di sperimentazione. Nonostante ciò il suo lavoro è praticamente impeccabile. Le atmosfere create sono cupe e gotiche come ben si addice al personaggio di Batman e la stessa Gotham City è in perfetta sintonia. Molto bello è lo scontro iniziale di Batman con i due teppistelli di strada, così come tutti ricorderanno la scena della discesa della batmobile nella caverna sotterranea. La battaglia finale sul campanile della cattedrale è di sicuro il momento di massima maturità del regista, dove già si intravedono le atmosfere che caratterizzeranno i suoi successivi lavori (in particolare Edward mani di forbice). Inoltre si devono aggiungere le azzeccatissime uscite del Joker e varie scene dal ritmo romantico fra Bruce Wayne e Vicky Vale.
Con una storia ed una regia di ottima qualità non possono certo mancare attori di primo piano.
La scelta di Michael Keaton per il ruolo di Batman, inizialmente contestata, si è rivelata assolutamente azzeccata. In particolare la sua bravura consiste nell'interpretazione di Bruce Wayne, in quanto riesce a mettere in risalto il trauma e le contraddizioni che caratterizzano il personaggio. A questo aggiungiamo uno sguardo penetrante nei primi piani ed una velata comicità, che in realtà ha tutto il peso della tragedia.
Il ruolo del cattivo per eccellenza, il Joker, non poteva essere affidato che al grande Jack Nicholson. Su questo attore i commenti si sprecherebbero, data la sua straordinaria bravura nei panni di personaggi folli. Il Joker è quindi un ruolo che gli calza a pennello; taciturno ed introverso prima dell'incidente che ne causerà la trasformazione, eccentrico e fracassone una volta assunta la sua nuova personalità.
Altrettanto buona è l'interpretazione di Kim Basinger nei panni della fotografa Vicky Vale che, innamorandosi di Bruce Wayne, arriva mano a mano a comprendere la verità sul suo amante. Straordinaria è la scena del Galà presso la Wayne Manor, dove Kim Basinger appare in tutta la sua raffinata bellezza indossando un meraviglioso abito bianco.
La buona riuscita del film si deve infine anche alla colonna sonora composta da Danny Elfman. Molto bello è il tema di apertura che sarà poi ripreso durante tutto il film, così come molto dolce e sensuale è il tema d'amore sviluppato interamente nella scena della rivelazione della propria identità da parte di Bruce Wayne nella caverna.
Altrettanto belle sono le canzoni scritte e cantate da Prince, in particolare "Partyman" e "Trust" entrambe dedicate al Joker.

domenica 4 novembre 2007

Dracula di Bram Stoker


Titolo originale: Bram Stoker's Dracula
Anno: 1992
Regia: Francis Ford Coppola
Sceneggiatura (non originale): James V. Hart
Musiche: Wojciech Kilar
Con: Gary Oldman, Winona Ryder, Anthony Hopkins

La storia dell'immortale principe di Transilvania trova in questo film nuovi spunti rispetto a tutti i suoi numerosi predecessori. Innanzitutto la stessa struttura di base del libro di Bram Stoker viene alterata e vengono aggiunti particolari completamente nuovi ed arditi. Coppola non ci presenta il classico vampiro crudele per definizione, ma un personaggio molto più complesso. Per la prima volta sullo schermo ci viene mostrato il sottofondo storico a cui la vicenda si ispira: nella credenza popolare, infatti, Dracula viene identificato con Vlad III principe di Transilvania vissuto nel XV secolo, quando Costantinopoli cade in mano ai Turchi. Ed è proprio da questa vicenda che parte il film: dopo un'atroce battaglia, Dracula torna al proprio castello e trova sua moglie Elisabetta morta suicida a causa di un crudele inganno. Questa è l'origine del male, la causa che porterà Dracula a diventare un vampiro fuori dalla grazia di Dio.
Il film poi si dilata e muta, così come muta il protagonista che assume le forme più svariate: uomo lupo, pipistrello, addirittura nebbia vagante.
Ma la particolarità più grande di questa pellicola è il fatto che non aderisce propriamente al genere horror, ma assume mano a mano i tratti di una storia d'amore fatta di passioni travolgenti. Le emozioni proposte sono forti, fortissime. Non esistono mezze misure e può capitare che lo spettatore a volte ne venga sommerso con eccessiva irruenza, tanto da rimanerne perplesso (cosa che magari era già capitata agli spettatori di Apocalypse Now...). Ma in questa fiumana di potenza risiede la capacità creativa di Coppola. Inoltre si aggiungono alle emozioni anche interessanti modalità di ripresa: a volte la cinepresa si muove avanti e indietro freneticamente per rappresentare la furia del vampiro, a volte i fotogrammi rallentano fino a fare degli scatti separati fra loro.
Altro elemento fondamentale che ha guidato le scelte registiche e la stesura della sceneggiatura è stata la critica verso l'ipocrisia della società vittoriana in cui la vicenda si ambienta. In questo caso vengono riprese anche le intenzioni di Bram Stoker, seppure nel suo libro la cosa venga trattata con toni più pacati e celati. In particolare il film si concentra dichiaratamente sulle perversioni sessuali nascoste nelle menti dei giovani e delle giovani esponenti dell'aristocrazia londinese, in pieno accordo con il dilagare di falsità e secondi fini tipici degli insegnamenti comportamentali dell'epoca in questione.
Alla bravura del regista e dello sceneggiatore si deve poi aggiungere la bravura dell'attore protagonista. Gary Oldman interpreta al meglio questo ruolo di non facile lettura. Sa essere tremendamente violento al momento opportuno, ma anche fragile ed innamorato quando si scoprono le sue reali motivazioni. Dracula è un personaggio né bianco né nero, ma grigio; troppo facile sarebbe definirlo "cattivo" per antonomasia, dato che la sua cattiveria è scaturita da una vicenda tragica che lo ha sconvolto. Oldman riesce a far emergere tutto questo, dall'inizio fino al momento dell'ascesa finale al regno dei cieli quando il cerchio si chiude ed anche un peccatore come Dracula, grazie alla forza dell'amore, può trovare la pace eterna.
Un po' sottotono appare invece la co-protagonista Winona Ryder, forse anche smarrita nel dover ricoprire un ruolo difficile e talvolta contraddittorio come quello di Mina. Soprattutto perché in lei devono convivere due nature: quella del presente e quella del passato, in quanto reincarnazione dell'amata e perduta Elisabetta. Anche lei, come Dracula, è peccatrice in quanto muore suicida ed anche lei potrà trovare la salvezza finale solo grazie alla forza dell'amore.
Altro grande merito deve essere riconosciuto ad Anthony Hopkins nei panni del professor Van Helsing. La follia quasi paranoica che assilla questo personaggio è messa in straordinario risalto dall'ottima interpretazione di questo grandissimo attore.
Infine un posticino spetta anche a Keanu Reeves, il cui personaggio, Jonathan, non ha qui molto spazio, in quanto si trova violentemente inserito in una storia molto più grande di lui, dove in gioco ci sono delle forze che si agitano da secoli nei cuori dei protagonisti.
Molto gradevole è anche la colonna sonora composta da Wojciech Kilar; mai eccessiva, anzi quasi più da sottofondo musicale, anche se in certi tratti sa diventare molto incalzante. Giustamente gotico e tenebroso è il coro in occasione della scena della tempesta violenta che sconvolge Londra all'arrivo di Dracula, così come è molto ben costruita la suite strumentale in occasione dell'inseguimento finale sulle pendici del monte che ospita il castello del conte.
Un grandissimo riconoscimento deve essere infine attribuito alla splendida canzone "Love song for a vampire", scritta e cantata dalla bravissima Annie Lennox, che accompagna i titoli di coda del film.

sabato 3 novembre 2007

Frankenstein di Mary Shelley


Titolo originale: Mary Shelley's Frankenstein
Anno: 1994
Regia: Kenneth Branagh
Sceneggiatura (non originale): Steph Lady, Frank Darabont
Musiche: Patrick Doyle
Con: Kenneth Branagh, Robert De Niro, Helena Bonham Carter

Stiamo parlando di uno dei film più ingiustamente accusati e stroncati da parte della critica; una serie di giudizi negativi a priori che ne hanno determinato il conseguente insuccesso presso il pubblico. La cosa più imbarazzante è che nessuno è effettivamente riuscito a muovere delle critiche fondate, ma si è accusato il film di ogni carenza sotto tutti i punti di vista, a partire dalla regia fino alle scenografie! Ancora non si capisce da dove sia derivata tutta questa ostilità. Forse dall'interesse mostrato da parte di un produttore americano (Francis Ford Coppola) per una storia tutta britannica, o da un'innata antipatia per le origini irlandesi del regista e attore principale (Kenneth Branagh).
A mio giudizio questo film è da considerarsi tutto tranne che un flop.
Innanzitutto si deve considerare che il film non è certo la prima trasposizione cinematografica della storia del moderno Prometeo, quindi è chiaro che per certi tratti esso si deve distinguere dai predecessori. La storia originale risulta infatti alterata in alcuni tratti, ma è un accorgimento necessario per due motivi: il rinnovamento generale della vicenda e, più importante ancora, la riproposizione di quel senso di paura e angoscia nello spettatore che la stessa Mary Shelley aveva posto come fondamento del suo romanzo alla fine del '700.
In effetti ci sono vari punti in cui questa pellicola si discosta dal libro originale, ma è anche vero che la storia come era stata concepita nel XVIII secolo risulta piuttosto piatta e monotona (del resto la stessa autrice non era certo una scrittrice di professione!).
Rispetto alle pellicole precedenti bisogna dire che finalmente è stato scelto di proporre un'ambientazione nel periodo storico appropriato e non nei primi anni del novecento come si era sempre visto finora.
Gli attori protagonisti, anch'essi accusati dai critici, sono delle scelte di prima classe.
Il regista, nonché interprete del dott. Victor Frankenstein, Kenneth Branagh dimostra di saper ricoprire alla perfezione entrambi i ruoli. Le sue scelte di regia sono ottime e fra queste sono da includere alcune riprese estremamente azzardate e provocative, come l'accostamento del dott. Frankenstein preso dalla disperazione e dalla follia con un crocifisso tristemente appeso su una parete bianca. Inoltre Branagh dimostra di sapersi calare perfettamente nell'interpretazione del suo personaggio: chi non ha notato la sua bravura nello sbalzo di umore di Frankenstein prima e dopo la realizzazione della sua mostruosa creatura? Un'espressione di sentimento che fa cogliere perfettamente tutta la tragicità del personaggio.
E non poteva certo mancare un degno co-protagonista del calibro di Robert De Niro. La creatura che lui interpreta è portata in questo film alla sua massima umanizzazione: scompaiono le dimensioni gigantesche del personaggio delle vecchie pellicole ed i tratti del volto, pur sconvolti dalle cicatrici, non sono poi così sgraziati. La creatura è proprio come un bambino ingenuo, incapace di controllare se stessa ed i propri sentimenti. Non conosce la differenza fra il bene ed il male; se alla fine propenderà per la seconda è solo perché il mondo le insegna ad odiare ed essere odiata.
Infine una stupenda Helena Bonham Carter riesce a dare nuova vita ad un personaggio piatto ed evanescente come la Elizabeth descritta da Mary Shelley. Finalmente vediamo una donna che entra direttamente nella triste vicenda del proprio amante, che fino alla fine cerca di comprendere le sofferenze che sconvolgono Victor e che da esse verrà distrutta, non prima - e qui dobbiamo inchinarci di fronte a questa ardita scelta che si discosta dalla storia orignale - di un atroce tentativo di essere riportata in vita completamente sfigurata.
Una nota finale deve essere riservata alla sublime colonna sonora composta da Patrick Doyle e che vede l'alternanza di tre temi principali: il tema introduttivo a cui si sovrappongono le parole originali con cui Mary Shelley aveva iniziato la sua opera, il tema grandioso e potente della creazione della creatura (ripreso con toni più cupi e tragici durante il tentativo finale di rianimazione di Elizabeth) ed il piacevolissimo tema d'amore, sviluppato nella sua interezza nella scena di profonda passione durante la notte di nozze fra Victor ed Elizabeth.

giovedì 1 novembre 2007

Commenti cercasi

Sappiate che non seguiremo nessun criterio specifico nell'elenco dei film che commenteremo, ma ci baseremo solo sulle esperienze che ci colpiscono direttamente (acquisto di un DVD, visione di una nuova uscita al cinema, etc.) e sul tempo che le nostre attività di studenti ci permetteranno di dedicare a questo blog.
Speriamo però di ricevere il maggior numero possibile di commenti, purché siano fatti con intelligenza e dovuto senso critico. Le vostre opinioni potranno così aiutarci a migliorare questo blog ed il suo contenuto.

Benvenuti!

Il nostro blog è un insieme di pareri e giudizi che ci sentiamo di esprimere nei confronti dei film più svariati. Ci spostiamo avanti e indietro nel tempo, dai vecchi successi fino alle novità dell'ultimo mese, cercando di fare recensioni chiare, obiettive e - perché no - anche controcorrente.
Non esprimeremo votazioni né tantomeno faremo classifiche, ma semplicemente ci limiteremo a fare le nostre analisi in base alle scelte di regia, alla qualità delle sceneggiature, alla bravura degli attori e al risultato complessivo raggiunto dal film.
Si tratta di opinioni da parte di persone non strettamente addette ai lavori, ma soltanto affascinate dal complesso e meraviglioso mondo del cinema...